Berlino - 07/Aug/2016 «»


Giornata all?insegna del ripasso: prima tappa al Checkpoint Charlie, che era il solo punto di passaggio tra il settore americano e quello sovietico di Berlino.
Seconda tappa al Museo Ebraico, che tanto mi aveva emozionato la volta scorsa. Le aspettative erano alte ed ho immaginato non potessi provare le stesse sensazioni, ma le tre zone che più mi avevano colpito, hanno mantenuto le attese: una stanza stretta e altissima, con un solo spiraglio di luce proveniente da un angolo in alto, a rappresentare quello che hanno subito i deportati nei campi di concentramento; un?altra sala ha sul pavimento tantissime ?facce? di metallo ed il camminarci sopra simboleggia l?umiliazione a cui è stato sottoposto il popolo ebraico; il giardino esterno con alti pilastri, sulla cui cima sono stati piantati degli ulivi, ed un pavimento inclinato rappresentano l?esilio.
Successivamente siamo andati a vedere quello che resta del muro di Berlino, a seguito della demolizione del 1989. Si trova non lontano da Alexander Platz, tra le fermate di Warschauer St. e Ostbahnhof. Ora è coperto di graffiti che vengono periodicamente rifatti, tuttavia sembra più un muro che delimita delle proprietà.
A pranzo siamo andati all?Hard Rock Cafè, sulla Kurfurstendamm, angolo Meincke st., dove poi nel negozio, al momento dell?acquisto, non ho trovato le taglie dei due unici modelli di maglietta che mi piacevano. Siamo passati dalla Kaiser Wilhelm Gedachtniskirche, chiesa neoromanica distrutta nel 43 da un bombardamento e di cui resta lo sperone del campanile.
Per concludere la giornata siamo tornati al famoso zoo di Berlino (o almeno quando ero ragazza era diventato famoso in Italia per un libro intitolato ?la ragazza dello di Berlino?). Il mio preferito, il panda, non c?è più, e l?orso bianco era nascosto, quindi sono rimasta un po' delusa, ma abbiamo visto comunque tanti animali muoversi in spazi discretamente grandi e ben curati.
Nota della giornata: nello spostamento per andare a vedere i resti del muro, sono saliti sul treno i controllori, vestiti in borghese, e si sono identificati solo una volta che si sono chiuse le porte, così da evitare ?fughe? dell?ultimo minuto. Nel nostro vagone tutti avevano incredibilmente il biglietto.

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